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giovedì 23 ottobre 2014

METTI UNA LEICA A CENA (e scopri cosa c'entra un'anatra con Cartier-Bresson)

Mercoledì 22 ottobre, secondo Foto-lounge della stagione al Geranio, incentrato questa volta su Henri Cartier-Bresson e sulle fotocamere Leica. Ospite d'eccezione e relatore appassionato e instancabile della serata: Giacomo Marcucci, fotografo, photo editor e docente di fotografia.


Innanzitutto, per i pochi che ancora non lo sapevano (come me, forse solo io, mi vergogno tantissimo ora che lo so), Leica è un marchio tedesco e quindi si pronuncia "Laica".
Ebbene, questa macchina – con un nome che sembra quello di una cagnolina – ha rivoluzionato la storia della fotografia e quest'anno festeggia il suo centenario.
Piccola, maneggevole e discreta rispetto alle più ingombranti e vistose fotocamere dell'epoca, inizia il suo percorso per la prima volta nel 1911 come fotocamera a pellicola 24x36. Ma è nel 1914, progettata dall'ingegnere Barnack, che nasce la fotocamera la pellicola da 35 mm, con otturatore sul piano focale e obiettivo 50 mm: la capostipite di tutta la produzione successiva. Da qui in poi, prosegue la lunga evoluzione di questo gioiello della meccanica, che ha permesso di unire qualità dell'immagine e ridotte dimensioni con un'affidabilità e un'efficienza fino ad allora inimmaginabili.


Marcucci ci ha mostrato vari modelli illustrandone le caratteristiche tecniche: una gran goduria per i fotografi presenti. Per i non fotografi, l'apertura a un mondo di termini finora sconosciuti, come telemetri, tendine (non quelle della finestra di casa), ottiche a baionetta.

Leica e Cartier-Bresson costituiscono un binomio quasi inscindibile, ed è stato davvero interessante scoprire come l'apparecchiatura possa influire e addirittura essere determinante per lo stile di un fotografo.
La caratteristica principale di questo maestro del novecento, considerato uno dei primi fotoreporter della storia, è stata quella di riuscire a cogliere l'attimo, di scattare la foto in un preciso istante, veloce come un predatore quando avvista la sua preda. Come per sferrare un attacco. Come il cacciatore che, vedendo un'anatra, deve stare attento a non far percepire la sua presenza né alla vista, né all'udito, né all'olfatto. Cartier-Bresson riteneva che il fotografo non dovesse essere notato dai soggetti che fotografava, ma rendersi invisibile e questo gli è stato possibile grazie alla capacità mimetica della Leica, maneggiabile con una sola mano, piccola, quasi silenziosa e rapida nello scatto.

A un certo punto della serata, tra i modelli di fotocamere e le imprese di Cartier-Bresson c'è stata l'immancabile pausa pizza, con divoramento di tranci chi di margherita, chi di funghi e prosciutto, chi di combinazioni più fantasiose. Mangiando con le mani, tra forme di socializzazione sparsa e selvaggia e distribuzione di birra e supplì.
Per poi rituffarci fino a tardi nella storia della fotografia del novecento.
Insomma, in estrema sintesi, è stato un Foto-lounge davvero coinvolgente e traboccante d'informazioni.

Grazie a Giacomo Marcucci, che con grande passione, conoscenza e dovizia di particolari (insieme ad alcune performance indimenticabili, come le imitazioni del francese Cartier-Bresson) ci ha raccontato un pezzo così importante della storia della fotografia.
Grazie a Salvatore Sanna, fotografo e docente di fotografia, che è sempre presente e ci supporta (e sopporta) nelle varie iniziative come un nume protettore.
Grazie a Damiano Rosa, fotografo e docente della scuola di fotografia del Geranio, che organizza questi incontri (gratuiti e aperti a tutti, lo ricordiamo) per arricchire sempre di più le nostre conoscenze e aumentare la nostra curiosità.
Grazie pure a Massimo Boresti, collaboratore agli eventi fotografici, che è arrivato in ritardo, ma non per colpa sua.
Grazie infine a tutti gli amici che hanno partecipato con tanta attenzione e interesse.
Il prossimo appuntamento è con Fotocenando, sabato 1° novembre. Sempre al Geranio. Sempre a Centocelle, Roma, in the world.



Foto: DAMIANO ROSA

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